17 Luglio 2025
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Solo sì significa sì!

06-06-2025 19:51 - Le nostre news
Il 6 giugno 2025 segna una svolta storica per la Norvegia e forse, per tutta l’Europa. Con 91 voti favorevoli contro appena 12 contrari, il parlamento norvegese ha approvato la riforma dell’articolo 291 del codice penale: d’ora in poi, un rapporto sessuale privo di consenso esplicito sarà legalmente riconosciuto come stupro. Non serviranno più minacce, violenza, né grida. Basterà l’assenza di un “sì”.
È la vittoria dello slogan che da anni risuona nelle piazze e nei tribunali: “Solo sì significa sì". Con questa legge, la Norvegia si allinea alla Convenzione di Istanbul e alle più moderne visioni giuridiche che mettono al centro la volontà, la libertà, la dignità dell’essere umano.
Ma questa non è solo una riforma. È una dichiarazione culturale, morale, politica: il corpo di una persona non è mai disponibile per default. Il silenzio non è assenso. La paura non è consenso. La paralisi non è accettazione.
Dal 2017 al 2023, il numero dei Paesi europei che hanno adottato leggi basate sul consenso è salito da 7 a 20. Una rivoluzione silenziosa, nata da battaglie lunghe, da convenzioni internazionali, da campagne femministe, da movimenti come #MeToo e troppo spesso da storie strazianti.
In alcuni Stati, come Malta, si comincia a parlare persino di consenso contestuale, un approccio che tiene conto dello stato emotivo e psicologico della vittima, riconoscendo che dire “sì” sotto pressione, paura o manipolazione non è affatto un vero sì.
E l’Italia? Nonostante l’assenza della formula “contro il consenso” nel nostro codice penale, qualcosa si muove ma una proposta di legge presentata da Laura Boldrini nel 2024 giace ancora in attesa, mentre troppe donne continuano a essere lasciate sole nelle aule dei tribunali, ostaggio di stereotipi e di definizioni antiquate.
Amnesty International lo scrive a chiare lettere nel suo rapporto: una legge basata sul consenso ha un immenso valore simbolico e pratico. Riconosce che ogni persona ha diritto a disporre del proprio corpo. Che il sesso senza consenso non è una sfumatura ma un reato. E allora chiediamocelo: quante vittime devono ancora parlare prima che vengano ascoltate? Quante leggi dovranno ancora restare ferme mentre fuori la società cambia?
L’onda del consenso sta travolgendo i vecchi modelli giuridici. Sta ridefinendo i confini della libertà. Sta dicendo, finalmente, che non è il “no” a dover essere gridato, ma che è il “sì” a dover essere chiaro, libero, convinto.
È tempo che ogni Stato raccolga questa sfida. È tempo che anche l’Italia dica, senza esitazioni: solo sì è sì.

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