Beatrice Venezi
27-09-2025 16:05 - Le nostre news
Quando ho letto la notizia della nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale della Fenice di Venezia ho provato una gioia istintiva. Per una donna come me che da sempre si batte per l'uguaglianza dei diritti, per l'abbattimento degli stereotipi e per una parità che diventi quotidianità e non concessione, vedere una donna al vertice di un teatro tanto prestigioso ha avuto il sapore di un segnale forte, di una breccia aperta in un mondo ancora fortemente maschile. Io, che non ho competenze musicali né so valutare i grandi curriculum artistici, ho accolto la notizia come una piccola vittoria simbolica. Un segno di rottura in un mondo che ha sempre parlato quasi esclusivamente al maschile....
Poi sono arrivate le voci degli orchestrali e lì l'entusiasmo si è incrinato. Con una lettera indirizzata al sovrintendente Nicola Colabianchi, i professori e le professoresse d'orchestra hanno chiesto la revoca della nomina, parlando di un rapporto ormai “irrimediabilmente compromesso” con la direzione. Nella missiva si legge che il “Direttore Venezi non ha mai diretto né un titolo d'opera né un concerto sinfonico pubblico in cartellone alla Fenice” e che il suo curriculum non è minimamente paragonabile a quello delle grandi bacchette che hanno fatto la storia del teatro. Non solo: Venezi non ha diretto nei principali teatri internazionali né compare nei cartelloni dei festival di riferimento. Il colpo più duro riguarda poi la credibilità della Fenice stessa. Gli orchestrali scrivono che, a sole ventiquattr'ore dall'annuncio, sono arrivate disdette da parte di abbonati storici: un danno economico, certo, ma soprattutto un colpo d'immagine. Aggiungono che la nomina è stata appresa “esclusivamente tramite la stampa”, smentendo la promessa di Colabianchi di un percorso condiviso con i lavoratori. Le sue scuse, arrivate a cose fatte, sono state definite “irricevibili”.
Il sovrintendente difende la scelta parlando di rinnovamento e della possibilità di attrarre un pubblico più giovane, ma il risultato, almeno per ora, è l'opposto: un'assemblea generale dei lavoratori ha proclamato lo stato di agitazione permanente, con la possibilità di scioperi e sit-in e non è esclusa la richiesta delle sue dimissioni.
Così mi è rimasto addosso un senso di dispiacere. Perché quella che poteva essere una nomina di rottura, capace di aprire strade nuove, rischia invece di apparire un gesto calato dall'alto, senza la forza del merito a sostenerlo.... e quando al posto della professionalità sembrano prevalere amicizie o simpatie politiche, a rimetterci non è solo il teatro ma anche le donne. Perché ogni volta che si brucia così un'occasione, diventa più facile dire che certe conquiste sono solo vetrine e non passi reali verso l'uguaglianza.
Poi sono arrivate le voci degli orchestrali e lì l'entusiasmo si è incrinato. Con una lettera indirizzata al sovrintendente Nicola Colabianchi, i professori e le professoresse d'orchestra hanno chiesto la revoca della nomina, parlando di un rapporto ormai “irrimediabilmente compromesso” con la direzione. Nella missiva si legge che il “Direttore Venezi non ha mai diretto né un titolo d'opera né un concerto sinfonico pubblico in cartellone alla Fenice” e che il suo curriculum non è minimamente paragonabile a quello delle grandi bacchette che hanno fatto la storia del teatro. Non solo: Venezi non ha diretto nei principali teatri internazionali né compare nei cartelloni dei festival di riferimento. Il colpo più duro riguarda poi la credibilità della Fenice stessa. Gli orchestrali scrivono che, a sole ventiquattr'ore dall'annuncio, sono arrivate disdette da parte di abbonati storici: un danno economico, certo, ma soprattutto un colpo d'immagine. Aggiungono che la nomina è stata appresa “esclusivamente tramite la stampa”, smentendo la promessa di Colabianchi di un percorso condiviso con i lavoratori. Le sue scuse, arrivate a cose fatte, sono state definite “irricevibili”.
Il sovrintendente difende la scelta parlando di rinnovamento e della possibilità di attrarre un pubblico più giovane, ma il risultato, almeno per ora, è l'opposto: un'assemblea generale dei lavoratori ha proclamato lo stato di agitazione permanente, con la possibilità di scioperi e sit-in e non è esclusa la richiesta delle sue dimissioni.
Così mi è rimasto addosso un senso di dispiacere. Perché quella che poteva essere una nomina di rottura, capace di aprire strade nuove, rischia invece di apparire un gesto calato dall'alto, senza la forza del merito a sostenerlo.... e quando al posto della professionalità sembrano prevalere amicizie o simpatie politiche, a rimetterci non è solo il teatro ma anche le donne. Perché ogni volta che si brucia così un'occasione, diventa più facile dire che certe conquiste sono solo vetrine e non passi reali verso l'uguaglianza.