Fisica quantistica e tette!
27-07-2025 11:00 - Le nostre news
Breaking news dal fronte dell’apocalisse morale: Gabriella Greison ha osato parlare di fisica quantistica con… tenetevi forte… un vestito accollato ma con le tette visibili. Non nude, eh. Solo presenti. Una cosa che, a quanto pare, sconvolge più del principio di indeterminazione di Heisenberg.
Sì, perché a quanto pare il vero problema non è quello che dice ma il fatto che a dirlo sia un corpo di donna. Un corpo che non chiede scusa di esserci. Che si presenta sul palco senza nascondersi, senza mimetizzarsi in un tailleur grigio da dirigente post-sovietico, senza tentare disperatamente di sembrare neutro, casto, invisibile.
E questo, si sa, manda in cortocircuito il sistema operativo del patriarcato: se hai le tette, non puoi avere i neuroni. Se le mostri, anche solo come naturale conseguenza di un vestito aderente, non puoi parlare di scienza. Al massimo di torte o di trucchi ma la meccanica quantistica? Giammai.
Hedy Lamarr, per chi se la fosse persa, oltre a essere “troppo bella per essere intelligente”, ha inventato il sistema alla base del Wi-Fi e del Bluetooth. Però ancora oggi, digitando il suo nome, escono più foto in bianco e nero in déshabillé che articoli sul suo genio.
È curioso, vero, come il corpo femminile, che quando serve viene venduto ovunque per pubblicizzare yogurt, gomme da masticare e persino trapani, diventi imbarazzante solo quando è dentro una donna che pensa, parla, insegna?
Gabriella Greison ha fatto una cosa rivoluzionaria. Ha parlato da scienziata senza travestirsi da uomo. Ha mostrato che non c’è nulla da coprire per essere credibili. E per questo le siamo grate.
Perché se dobbiamo ancora giustificarci per il fatto di avere un seno mentre parliamo di Schrödinger, allora è il caso di riscrivere le regole del gioco. Con un vestito aderente, un microfono e una buona dose di sarcasmo.
Sì, perché a quanto pare il vero problema non è quello che dice ma il fatto che a dirlo sia un corpo di donna. Un corpo che non chiede scusa di esserci. Che si presenta sul palco senza nascondersi, senza mimetizzarsi in un tailleur grigio da dirigente post-sovietico, senza tentare disperatamente di sembrare neutro, casto, invisibile.
E questo, si sa, manda in cortocircuito il sistema operativo del patriarcato: se hai le tette, non puoi avere i neuroni. Se le mostri, anche solo come naturale conseguenza di un vestito aderente, non puoi parlare di scienza. Al massimo di torte o di trucchi ma la meccanica quantistica? Giammai.
Hedy Lamarr, per chi se la fosse persa, oltre a essere “troppo bella per essere intelligente”, ha inventato il sistema alla base del Wi-Fi e del Bluetooth. Però ancora oggi, digitando il suo nome, escono più foto in bianco e nero in déshabillé che articoli sul suo genio.
È curioso, vero, come il corpo femminile, che quando serve viene venduto ovunque per pubblicizzare yogurt, gomme da masticare e persino trapani, diventi imbarazzante solo quando è dentro una donna che pensa, parla, insegna?
Gabriella Greison ha fatto una cosa rivoluzionaria. Ha parlato da scienziata senza travestirsi da uomo. Ha mostrato che non c’è nulla da coprire per essere credibili. E per questo le siamo grate.
Perché se dobbiamo ancora giustificarci per il fatto di avere un seno mentre parliamo di Schrödinger, allora è il caso di riscrivere le regole del gioco. Con un vestito aderente, un microfono e una buona dose di sarcasmo.